Meet our Team: Marco Martinengo, Partner & Board Member

01.08.24 9:09 By Chiara

Perché hai abbracciato il progetto Kairé?

Dicono che sia piuttosto bravo a giocare con i suoni e con le parole e, benché mi occupi da quasi 10 anni di HR, non ho mai abbandonato i miei studi di Linguistica e di Musica, che amo e senza i quali non sarei quello che sono. E così mi sono preso la briga di cercare, a lungo, la parola e il suono giusti per Kairé. Il nome voleva esprimere in un solo termine – breve, piacevole da sentire e pronunciare, semplice da ricordare – la dialettica complessa che c’è tra i bisogni dell’organizzazione e quelli delle sue persone, un concetto quindi denso e stratificato di significati. Poi il nome è arrivato, quasi da solo, nel “momento propizio”: nomen omen, dunque.


Kairé è, per me, una buona decisione. È l’occasione, la convinzione, forse un po’ anche la lucida e tenace follia – ma tradotta in un obiettivo nitido e in un piano sensato (“l’importante è avere un piano”!) – di costruire una realtà nella quale i valori in cui credo plasmano una proposizione distintiva e animano l’agire quotidiano: il valore dell’imprenditività che fiorisce dal coraggio; dell’autenticità che nasce dalla franchezza, verso sé stessi e verso gli altri; del prendersi a cuore le persone con intensità, senza risparmio. Ce n’è un altro, il più importante: il valore dell’entusiasmo che genera positività, anche quando siamo chiamati a trasformarci e abbiamo paura di farlo. 


Ciò che è “nuovo” spaventa, così come il “noise” (rumore, la radice è la medesima) disturba; e proprio le buone relazioni costruite nel tempo sono la “nave” (la semantica è ancora la stessa, curiosamente) su cui ho deciso di imbarcarmi. Le relazioni con compagni di strada talmente bravi che, con loro, non avrei potuto e voluto far altro che camminare “con diverse scarpe su una strada sola”. Le relazioni con clienti che, negli anni, mi hanno dato la fiducia vera, quella che ti permette anche di fare inciampi, senza i quali non potrai mai imparare a rialzarti e rimetterti in cammino. Le relazioni con un numero incredibile di persone con le quali ho esplorato mondi, idee, problemi, imparando che la strada giusta è sempre dentro di noi e convincendomi che è un lavoro meraviglioso, un privilegio, aiutare gli altri a scorgerla, imboccarla, percorrerla, tradurla in risultati, riguardarla con orgoglio.

Partner & Board Member: qual è il tuo mandato in Kairé?

C’è una frase che amo molto e cito spesso – chi mi conosce sbufferà vedendola per l’ennesima volta tra queste righe: “la pioggia è sempre un’improvvisazione, ma il cielo l’ha preparata con cura”Io da sempre, di mestiere, volevo fare il “rainmaker” (non amo l’inglese, ma lo trovo efficace: l’uomo della pioggia, quello “che fa accadere le cose”). 


Da bambino, in effetti, alla complicatissima domanda “cosa vuoi fare da grande?”, rispondevo sicuro: “il direttore d’orchestra”. Stimolare l’esatta intonazione, allenare al ritmo (e mantenerlo), curare i silenzi con la stessa dignità dei suoni più intensi, far emergere il timbro di ogni strumento senza tradire l’equilibrio dell’insieme. Ricercare il “suono giusto dell’organizzazione”, questa è la mia mission. È il paziente lavoro di studio e intuizione, ascolto e risolutezza, tenacia e desiderio del direttore d’orchestra che avrei voluto essere. Soprattutto il lavoro che si fa prima di salire sul palco, durante le prove: poi l’orchestra suonerà (quasi) da sola e lo scroscio degli applausi è garantito, come quello della pioggia, anche se ci sembra a volte improvvisa e può coglierci di sorpresa. 


Il mio ambito d’elezione è quello della People Strategy, dello sviluppo del capitale umano come booster all’efficacia organizzativa e come base dell’attrattività e sostenibilità nella crescita. È uno dei pilastri della nostra value proposition, spesso complementare a progettualità di Temporary & Fractional Management che ci permettono di portare questo approccio alle PMI con la giusta “grammatica”. È un ambito che abbiamo saputo connotare, in Kairé, con un’attenzione distintiva ad ogni azienda e persona, traendo ispirazione e strumenti anche dalla nostra esperienza nel Career Management, che ti mette di fronte all’evidenza che il cambiamento avviene quando il talento e l’impegno incontrano l’opportunità. Da lì bisogna partire non solo per sapersi trasformare, ma anche per aiutare gli altri a farlo.

Quali saranno, dal tuo punto di vista, le sfide che le imprese dovranno affrontare nei prossimi anni? 

In un mondo che si fa sempre più complesso, che evolve per espansioni tecnologiche accelerate da pandemie, guerre e trasformazioni generazionali – impedendoci (certamente) di elaborare alla stessa velocità dei piani sensati e inducendoci (fideisticamente, forse) a cercare altre forme di intelligenza che non sia quella umana – penso che le sfide principali che le aziende, in particolare le PMI, dovranno affrontare nei prossimi anni sono quelle del ripensamento costante e positivo, cioè evolutivo, della propria capacità di generare valore. 

La managerializzazione, dunque, ma anche la capacità di costruire modelli di sviluppo anti-fragili e di fare sistema per guadagnare una massa critica idonea ad essere competitive su un mercato dove globale è l’incertezza, ancor prima della geografia. Per vincere queste sfide, le organizzazioni saranno chiamate a interrogarsi su cosa conta davvero per restare “vive”. Conta saper cambiare e crescere, senza rinunciare alla propria identità. Saper decidere con coraggio, nel qui e ora.