Da sempre sono appassionata di organizzazioni e ho avuto la fortuna, nel corso di quasi 20 anni, di conoscerne parecchie. Bellissime storie di orgoglio italiano e incredibili imprese di cui sono capaci gli esseri umani. Se dovessi trovare il tratto che accomuna donne e uomini che hanno compiuto grandi imprese, senza ombra di dubbio direi due: l’umiltà e una feroce determinazione. La fame di fare le cose “fatte bene”, per il gusto di farle meglio di chiunque altro al mondo.
Quando sei solido, consistente e non passa giorno senza che il tuo fuoco interiore e una tensione continua ti spingano verso l’azione, è il momento di agire. Quello è stato l’esatto momento in cui qualcosa di speciale è accaduto, quel momento per me è coinciso con la nascita di Kairé “malgrado la confusione, l’incertezza e probabilmente persino il caos” (Great by Choice, J. Collins).
Nel team Kairé ci accomuna la volontà di intraprendere azioni che abbiano un grande impatto sulle aziende con le quali collaboriamo, osando ma rimanendo intellettualmente onesti, sperimentando percorsi nuovi e distintivi rispetto a quanto già presente sul mercato. Osserviamo le dinamiche tra le persone, ascoltiamo attivamente, sviluppiamo un’autentica attenzione alla dimensione umana e ci sforziamo di essere “veri”, quando nel mondo in cui viviamo questo è indubbiamente un atto rivoluzionario.
Conoscere persone “giuste” è una cosa che capita a tutti, almeno qualche volta nella vita, ma avere la fortuna di costruire un progetto con persone speciali è un privilegio che capita raramente. Io questa immensa fortuna ce l’ho, e ha un nome, si chiama Sergio Pandolfi, Marco Martinengo, Ilaria Girino, Giulia Corgatelli e Maddalena Falcone, senza dimenticare tutto il team dei colleghi di Glasford International Italy ed Eos Management Consulting e naturalmente Massimo Quizielvù.
Lavorare insieme a moltissime PMI italiane ha fatto radicare in me una certezza: la trasformazione aziendale è attualmente la principale sfida manageriale e il compito primario, se non l’unico, dei leader.
Capacità di gestire temi complessi come: crescita, managerializzazione, ristrutturazioni o riorganizzazioni aziendali, lancio di nuovi prodotti, acquisizione di nuovi mercati o nuove tecnologie, startup di funzioni, e si potrebbe proseguire ancora. È conclamato come gli scenari di riferimento siano sempre più complessi, internazionali, competitivi, digitali e in rapido cambiamento anche dal punto di vista normativo. L’impresa potrebbe non essere adatta a gestire da sole le fasi di questo cambiamento. Servono competenze sempre nuove, veloci, flessibili. Ma quante aziende hanno queste competenze nell’organico?
Per questo sono convinta che le soluzioni di Temporary e Fractional Management, mio business di elezione, siano oggigiorno una ricchissima opportunità per le aziende. Servono competenze tipiche di un professionista che abbia avuto esperienze variegate e complesse, sappia prendere decisioni, infondere una cultura manageriale, abbia acquisito una rete di contatti di valore da mettere a disposizione dell’azienda, abbia un’impronta orientata al raggiungimento degli obiettivi (molto spesso di tipo industriale), senza dimenticare la grandissima occasione di mentoring e affiancamento delle figure junior che grazie al manager possono formarsi e crescere più velocemente.